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Vela e nautica

Navigazione sicura: L'equilibrio tra tecnologia e abilità

28 maggio 2025

In passato, la pianificazione degli itinerari era inevitabilmente un processo manuale che prevedeva l'uso di carte cartacee, soggette a errori dovuti all'utilizzo di carte di diversa scala e ad aggiornamenti non sempre tempestivi. Oggi gli strumenti digitali offrono precisione, velocità e flessibilità sempre maggiori. La cartografia elettronica vettoriale non solo visualizza in modo chiaro e dinamico tutte le informazioni rilevanti per la pianificazione, ma consente anche agli utenti di interagire con i dati e di ricevere aggiornamenti con maggiore frequenza. Ciò ha gradualmente trasformato la pianificazione da un compito complesso e "specialistico" in un processo più rapido e accessibile a un numero crescente di utenti.

Molti strumenti e applicazioni, dai chartplotter multifunzione avanzati alle app per dispositivi mobili, offrono sofisticate funzioni di pianificazione in grado di generare automaticamente rotte basate su profondità cartografiche e pericoli noti con sorprendente facilità.

Il cuore di queste funzioni di calcolo automatico delle rotte è un processo algoritmico progettato per trovare il percorso più sicuro ed efficiente tra due punti, tenendo conto di una serie di vincoli e di preferenze definite dall'utente. Mentre i sistemi terrestri si basano su una rete stradale definita, in cui le intersezioni e le strade sono rappresentate come nodi e bordi di un grafo, l'ambiente marino è molto più complesso. La navigazione avviene in uno spazio aperto, senza vincoli strutturali fissi. Per questo motivo, l'ambiente viene suddiviso in una griglia virtuale, in cui a ogni cella viene assegnato un "costo" variabile in base a fattori quali la profondità, la presenza di ostacoli, le aree ristrette e altro ancora.

Algoritmi come A* basato sulla griglia, o le sue varianti come Theta* o Fast Marching, vengono utilizzati per generare percorsi continui che evitano le aree potenzialmente pericolose. Il risultato è un percorso fluido che bilancia in modo intelligente distanza, sicurezza e condizioni ambientali, offrendo un solido punto di partenza per la pianificazione.

Ma quanto possiamo davvero affidarci a un algoritmo?

Una cosa è certa: l'automazione non può significare l'abbandono del ruolo di skipper.

Nel tentativo di comprendere meglio i nostri utenti, sia esperti che alle prime armi, provenienti da diverse parti del mondo e con abitudini di navigazione molto diverse, abbiamo ascoltato attentamente. Il nostro obiettivo era quello di raccogliere opinioni e approfondimenti su un tema tanto importante quanto delicato, incoraggiando al contempo una discussione costruttiva.

Non sorprende che sia emerso un forte attaccamento ai metodi di pianificazione tradizionali. Esiste un gruppo di navigatori che potremmo definire i fan della pianificazione classica, devoti ai divisori nautici, ai righelli paralleli e alle carte nautiche. Per loro la pianificazione non è solo un dovere, ma un vero e proprio rituale: un momento per riflettere, visualizzare e immaginare il viaggio prima ancora che inizi. Ciò che risalta è il profondo legame con gli strumenti "che non hanno bisogno di energia, se non quella cerebrale".
Che sia necessario o meno, avere e saper usare le carte è sempre meglio... molto meglio. Sono utili, piacevoli e persino belli. Questo punto di vista non è solo romantico, ma anche pratico: quando la tecnologia fallisce, la carta è ancora il supporto più affidabile.

Un punto di vista più equilibrato viene da coloro che abbracciano con attenzione la tecnologia: navigatori che si affidano agli strumenti digitali senza rinunciare al proprio giudizio e all'esperienza diretta.

Una rotta suggerita dal sistema, se non viene rivista e adattata in base ai parametri specifici della propria imbarcazione e alle condizioni prevalenti, non è automaticamente sicura. Anche con tutti i vantaggi delle carte elettroniche vettoriali, una rotta rimane, nel suo nucleo, una sequenza di waypoint accuratamente tracciati. È il risultato di un esame dettagliato, arricchito dall'occhio allenato del navigatore, dal contributo di marinai più esperti e, sempre, utilizzato con la massima attenzione.

Il calcolo automatico della rotta è un'evoluzione concreta nella pianificazione della navigazione: un vantaggio reale, soprattutto per i viaggi lunghi o in acque poco conosciute. Può migliorare l'efficienza e favorire decisioni rapide in aree complesse come arcipelaghi o canali costieri stretti. Il punto chiave, tuttavia, è che il valore di questi strumenti risiede nella loro capacità di supportare, non di sostituire, le competenze umane.

Un buon sistema di routing offre una base solida e personalizzabile. Il percorso suggerito è una proposta, non un verdetto. È l'inizio di un processo decisionale, non la conclusione.

Il supporto che fornisce è prezioso, soprattutto quando si confrontano alternative basate su tempo, distanza e previsioni marine. Tuttavia, non sono privi di limiti: rotte troppo vicine alla costa, passaggi rischiosi sotto ponti fissi o in acque poco profonde e l'incapacità di adattarsi dinamicamente alle condizioni in tempo reale. Anche i software più avanzati non comprendono le normative marittime o le usanze locali. Non è in grado di interpretare le intenzioni di un'imbarcazione durante una manovra o di tenere conto di una secca creata dall'ultima tempesta.

Inoltre, molti di questi strumenti sono progettati per i principianti e offrono suggerimenti spesso troppo semplificati per gli skipper più esperti.

Una potenziale evoluzione potrebbe essere un sistema di rotte ibrido, in grado di creare rotte "flessibili" che combinano segmenti definiti manualmente con altri suggeriti dagli algoritmi, sempre modificabili. Perfezionando questo approccio, il sistema potrebbe attingere a tracce registrate in precedenza o a rotte di riferimento, trasformandole in preziosi spunti di pianificazione. Questo metodo rispetta il contributo umano e sfrutta l'efficienza dell'automazione.

Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, il suo potenziale è indubbiamente intrigante, ma è forse troppo presto per parlarne in modo approfondito in questo campo; richiederebbe uno spazio dedicato e una riflessione specifica.

Il vero rischio, quindi, non risiede nell'utilizzo di strumenti di calcolo automatico dei percorsi, ma nel loro utilizzo passivo. Trattare un percorso generato automaticamente come un riferimento definitivo, senza verificarlo, correggerlo o adattarlo alla navigazione reale, può portare a situazioni pericolose. Pianificare manualmente, anche con strumenti digitali, significa osservare, interpretare, decidere. Significa assumersi la responsabilità del percorso.

Essere consapevoli della situazione, rispettare le regole e usare la tecnologia come guida, non come verità assoluta, è ciò che distingue un marinaio responsabile da uno impreparato. Il calcolo automatico della rotta è uno strumento potente, ma solo se usato con esperienza e buon senso.

Il futuro della navigazione non è una scelta tra automazione e competenza: è l'integrazione di entrambe. È l'esperienza che incontra la tecnologia. È lo skipper che, grazie a strumenti sempre più avanzati, continua a fare quello che ha sempre fatto: prendere decisioni informate.

Pianificazione automatica? Sì. Ma a testa alta e con gli occhi ben aperti. Ma a testa alta, con gli occhi ben aperti e le mani ben salde sul timone.

Pietro - Team Aqua Map

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